LEAVE IT ALONE
AND IT WILL SOON BE HISTORY
Noi umani tendiamo a drammatizzare ed a rimuginare su di un mucchio di cose spesso irreali. La tendenza innata ad esagerare solitamente si concentra su cose negative e preoccupanti, qualche volta forse anche su aspetti positivi della nostra vita.
Ma di certo quello che noi reputiamo pericoloso, nella nostra mente puó a tratti assumere dimensioni enormi e minacciose.
Quello che tutti dovrebbero sapere a riguardo é che esiste un piccolo segreto dietro alle preoccupazioni persistenti ed alle paure che volentieri assalgono la nostra mente. Questo segreto riguarda il perché dell'insorgenza di pensieri non graditi e delle conseguenti azioni che mettiamo in campo allo scopo di alleviare il senso di incertezza che essi generano.
Il fatto di comprendere che le nostre preoccupazioni sono spesso irreali e generate da un meccanismo perverso, cambia radicalmente il nostro approccio nei confronti di situazioni spiacevoli che possono nascere quotidianamente nei nostri crevelli.
Si parla qui, ovviamente non solo di preoccupazioni irreali, ma in misura ridotta anche di preoccupazoni "reali". (spiegheró in seguito il perché delle virgolette)
Esistono momenti nei quali, una mole esagerata di stress o di altri eventi negativi abbassi sensibilmente il nostro stato emozionale. Spesso e volentieri si tratta di cause non direttamente identificabili, legate a concatenazioni di eventi piccoli ma efficaci nel farci sentire ansiosi.
L'istinto di sopravvivenza, il quale dovrebbe spingere ogni essere vivente a compiere la propria missione sula terra nella maniera piú utile e piacevole possibile, viene in questi casi ingannato da un.. chiamiamolo "gap evolutivo".
Questo GAP rappresenta la differenza che intercorre tra ció per cui il nostro istinto é "programmato" sin dalla preistoria e le moderne situazioni alle quale esso non é abituato, interpretandole male.
Un esempio potrebbe essere quello del leone e della gazzella, esempio nel quale l'istinto di sopravvivenza lavora correttamente ed in maniera utile per entrambi. Spinge il leone alla sopravvivenza catturando la gazzella. Qualora ci riesca, esso proverá piacere, qualora non ci riesca proverá frustrazione. La stessa cosa vale per la gazzella, la quale dovrá fuggire per salvarsi, altrimenti presto non proverá piú nulla.
Ció che attiva l'istinto di entrambi é il dolore. Nel caso del leone si tratta della fame e del timore di rimanere senza cibo, nel caso della gazzella si tratta della paura di morire sbranata.
La paura serve dunque per attivarci in situazioni di pericolo e portarci in salvo (ove ció avviene con successo una scarica di endorfine viene rilasciata a scopo di premiare l'attivitá riuscita e tale esperienza di piacere va dunque a rinforzare nel futuro il comportamento eseguito, poiché risultato funzionale allo scopo della sopravvivenza.)
Sin qui tutto funziona egregiamente, dipendentemente dal grado di intelligenza di chi é coinvolto.
Nella societá moderna in cui viviamo, accade invece di frequente che situazioni di svariato genere non corrispondano ad un pericolo mortale, ma vengano interpretate come tale dal cervello umano. Questo avviene erroneamente, poiché pur comprendendo che il fatto di essere ad esempio lasciato dalla moglie non rappresenti un immediato pericolo di morte, la nostra mente, a causa di un forte conflitto tra l'accaduto ed i nostri valori indispensabili, prova una paura tale da malinterpretare la paura conseguente con quella della gazzella nel momento in cui vede il leone.
L'istinto di sopravvivenza dunque si attiva ugualmente, ma non riesce a "fuggire dal leone" poiché si tratta di una situazione irrisolvibile.
Si attiva dunque tale istinto, ma non trovando un "nemico reale" da combattere, ne cerca uno sostitutivo. Ed é qui che inizia tutto quello che in alcuni casi diventa addirittura un pensiero ossessivo, una preoccupazione esagerata ed irrazionale.
Se comunichiamo efficacemente al nostro istinto di sopravvivenza che NON CI INTERESSA stare a questo gioco, la preoccupazione si estinguerá molto presto. Se invece cediamo a tale spinta, ed iniziamo a rimuginare su di essa, allora ció inizialmente calmerá l'ansia, ma non risolverá il problema reale, che, come sappiamo é irrisolvibile, almeno in quel modo.
A questo punto il pensiero si ripresenterá in maniera ancora piú intensa, richiedendo altre rassicurazioni semiefficaci a breve termine.
Questo é il procedimento secondo il quale si generano le cosiddette nevrosi ossessive. Esse possono ad esempio rendere una persona schiava di situazioni in cui essa si sente costretta a verificare ossessivamente il suo stato di salute, senza sapere che il vero problema é tutt'altro.
Puntualmente nuove preoccupazioni emergono, spesso corredate da sintomi "finti" ma di considerevole entitá, i quali servono ad alimentare il ciclo vizioso il quale apperentemente dovrebbe dare sollievo all'ansia, ma che in realtá é fuorviato dal suo reale scopo e dunque bloccato come un CD graffiato.
Che cosa fare in un caso del genere?
Occorre non rimuginare cercando di rassicurarsi sulle proprie esagerate preoccupazioni, bensí bloccarle sul nascere e dedicarsi ad attivitá positive, ugualmente capaci di provocare piacere.
Nella pratica si tratta di dirigere l'istinto di sopravvivenza su qualcosa di utile, sfruttandone l'intensitá, e spesso grazie a ció non solo eliminando le preoccupazioni bensí raggiungendo traguardi realmente eccezionali e gratificanti, i quali calmano e premiano l'intero meccanismo in maniera piú che sufficente, mettendolo a tacere. (poiché risultati REALMENTE utili alla sopravvivenza)
Il modo di farlo non é "NON PENSARE" ad una preoccupazione, ma la consapevolezza che LASCIANDOLA PROVVISORIAMENTE IN UN CASSETTO essa si ridurrá sino a scomparire in breve tempo, come un bambino capriccioso, il quale, lasciato solo con la propria rabbia dopo non molto cessa di fare i capricci.
LEAVE IT ALONE AND IT WILL SOON BE HISTORY !
È questo di cui dovete rendervi conto quando paure e preoccupazioni vi assalgono. E mentre vi dedicate ad altro, entro poco tempo vi accorgerete che, riguardando nel cassetto in cui avete riposto temporaneamente il pensiero negativo, non c'é piú nulla.