venerdì 30 gennaio 2015

LIFE EXTENSION
 CHE COSA C'È DA SAPERE 


illustrazione in scala 1:87 realizzata da Giancarlo Evangelisti



Vivere in eterno. Una speranza che perseguita le menti dell'umanitá sin dalla notte dei tempi. Ma perché non rassegnarsi al volere della natura e vivere la propria vita senza sperare nell'impossibile? Probabilmente perché siamo programmati per sfidare il destino, e, considerando che in molti campi ci siamo riusciti con notevole successo, non é nemmeno escluso che perlomeno qualche progresso nel campo dell'estensione della vita lo faremo (visto e considerato anche il balzo in avanti compiuto per quanto riguarda l'aspettativa di vita media). Perlomeno sarebbe auspicabile un piú intenso studio dei fenomeni che circondano il decesso, come ad esempio le "near death experiences". 

Questo aiuterebbe enormemente a capire che cosa ci attende, una volta che veniamo "richiamati" lí dove non sppiamo. 

Ultimamente alcuni flebili tentativi di avvicinarsi alla soluzione dell'unico, piú grosso mistero irrisolto della scienza umana, vengono fatti. Recentemente uno studio condotto dal Dr. Parnia in Inghilterra ha analizzato una serie di pazienti clinicamente morti, tentando di stabilire se ci fosse una qualche attivitá cosciente oltre il punto dell'arresto cardiaco. Piuttosto confusi sono stati i risultati, pur presentando alcuni interrogativi ai quali ora bisognerá tentare di rispondere. Un paziente, infatti, dopo 3 minuti dalla cessazione di ogni attivitá cerebrale, una volta rianimato, rappresentava con accuratezza il ritmico insorgere di un suono elettronico proveniente da un macchinario nella sala. Non avrebbe potuto sentirlo, ma l'ha sentito certamente, vista la descrizione combaciante al 100% con la realtá. Altri pazienti raccontano l'esperienza standard, ovvero quella che dopo l'avvenuto decesso essi si sentono distaccati dal corpo, alzandosi in volo e vedendo la scena dall'alto, immersi in una profonda tranquillitá, per poi condursi verso una non meglio specificata "luce", spesso accompagnati per mano da parenti precedentemente dipartiti. 

Questo tipo di esperienza ricorre da millenni nei racconti di persone provenienti dai piú svariati background culturali e religiosi. Seppur nell'esperimento sopra menzionato erano stati posizionati degli adesivi "attirasguardi" visibili solo dall'alto nella sala di rianimazione, NESSUNO dei poi rianimati ha riferito di averli visti. Un risultato di pareggio tra il "esiste una vita dopo la morte" ed il "non esiste" non porta a molto. 

Fatto sta che la scienza ritiene che la coscienza umana non sia altro che il prodotto della complessa rete neurale del cervello umano, la quale, una volta "spenta" non puó piú lavorare cessando dunque ogni attivitá cognitiva. A questa ipotesi largamente sostenuta si oppone la visione degli scienziati "postmaterialisti", i quali ipotizzano invece che il cervello umano sia una sorta di ricevitore per la coscienza che proviene dall'esterno. Mentre gli uni spiegano che in caso di malattie degenerative, come ad esempio l'alzheimer, il progressivo decadimento della materia genera la perdita delle facoltá cognitive, gli altri sostengono che invece in tal caso si guasta si il "ricevitore", mentre la coscienza, proveniente da "fuori", rimane intatta. E di nuovo entrambe le correnti pareggiano nella gara delle ipotesi sul dopo-morte. Per chi in una situazione di tale incertezza non vuole comunque arrendersi occorre correre ai ripari, perlomeno prolungando la nostra vita terrena nel miglior modo possibile, nella speranza che presto la scienza sappia darci delle risposte univoche o come minimo riesca a migliorare ancora sensibilmente il nostro potenziale di sopravvivenza. Non é infatti escluso che nei prossimi anni qualcosa di importante si muova nel campo della LIFE EXTENSION, l' "ESTENSIONE DELLA VITA". 

Da menzionare in questo frangente l'iniziativa del magnate russo Vladimir Itskov, il quale, atttraverso il suo progetto "initiative 2045" mira a trasferire il cervello umano su di un corpo non biologico entro a punto il 2045. Oltre tremila scienziati stanno lavorando attualmente a questa iniziativa che, per ora, non é stata ne screditata ne esaltata dal mondo della scienza. Il congelamento crionico, inoltre, ovvero il "farsi congelare" a morte avvenuta nella speranza di essere riportati in vita quando la scienza sará in grado di farlo, esiste ormai da quarant'anni. 

Anche qui, la scienza non commenta. Infatti, non essendo dimostrato che la coscienza viene generata dal cervello, non é nemmeno chiaro se lo stesso, opportunamente conservato e rivitalizzato, possa "risvegliarsi" o meno. 

Ci sono poi innumerevoli tentativi di allungare la vita umana attaverso l'alimentazione, lo sport ed altre attivitá. Qui siamo di fronte ad un campo vastamente "infiltrato" dal marketing e dal profitto. Pertanto risulta molto difficile distinguere dove si muova il confine tra l'utile e l'inutile, tra il vero ed il falso. Di certo c'é semplicemente una cosa: Occorre, premesso che lo si voglia, mantenere l'organismo funzionante piú a lungo possibile, secondo quando la SCIENZA UFFICIALE ed il nostro INTUITO ci suggeriscono, facendo di tutto per giungere, se Dio vuole, ad un momento storico nel quale l'umanitá come minimo non dovrá piú temere la morte perché ne avrá compreso meglio le dinamiche e nel migliore dei casi abbia realmente iniziato a mantenere in vita o a rivitalizzare con successo organismi umani.