L'OBIETTIVO DELL'UMANITÀ
CIÒ CHE MUOVE IL TUTTO
Sin dalla notte dei tempi l'uomo si é domandato, spesso senza successo, quale sia il suo compito in vita, la sua missione. La risposta é semplice:
"SOPRAVVIVERE. PIÙ A LUNGO POSSIBILE E NEL MIGLIOR MODO POSSIBILE"
Un comandamento elementare, peraltro sostenuto vividamente dal nostro caro istinto di sopravvivenza. Tale istinto, munito di forza indescrivibile ci spinge ossessivamente verso ció che ci fa vivere meglio e comanda con autoritaria precisione ogni nostra azione, ogni nostro respiro.
Non ci si illuda in questo frangente che comportamenti apparentemente autolesionisti e negativi non siano motivati dal medesimo istinto. L'inghippo sta in una forma di "gap" evolutivo. Le persone si fanno del male per sfuggire a delle sensazioni. Emozioni negative e brutti ricordi da dimenticare prendono nella vita moderna il posto di ció che in preistoria si chiamava "animale predatore...... ops...... o scappo o sono morto.... quindi scappo". Non essendo noi ormai piú esposti a pericoli del genere, la mente si illude di "vederli" nei problemi quotidiani, generando reazioni irrazionali.
Molta gente é infatti prigioniera di paure irrazionali, noia, aggressivitá immotivata, dipendenze e quant'altro di apparentemente illogico la mente umana possa produrre, per un solo motivo: Non é semplicemente consapevole della propria missione, del proprio obiettivo.
Per non cadere in tale ciclo negativo, se non addirittura mortale per alcuni, occorre analizzare ció che siamo chiamati a fare in terra, indistintamente. E qui non basta il semplice comandamento "SOPRAVVIVERE ! ", ma si tratta di ben di piú.
La scienza sta mettendo a disposizione idee e tecnologie sempre piú evolute per raggiungere l'immortalitá. La crionica, giá dagli anni 60 congela cadaveri nella speranza di poterli rivitalizzare in un lontano futuro.
Si pensi solamente che ad oggi, scriviamo l'anno 2014, un unico problema, peraltro probabilmente piuttosto risolvibile in un prossimo futuro, impedisca il trapianto di un cervello da un corpo ad un altro. Le connessioni neurologiche non si rigenerano e non si lasciano fondere con quelle del corpo "ospitante". Per questo motivo, scienziati di tutto rispetto stanno immaginando un "interfaccia-uomo-macchina" che renderebbe possibile la sopravvivenza dopo il decesso fisico, sotto forma di ció che nei film di fantascienza veniva definito "cyborg".
Che "SOPRAVVIVERE" significhi in unltima analisi raggiungere tale condizione, sfuggendo al deterioramento biologico al quale siamo inevitabilmente soggetti, nonché la missione epocale di colonizzare lo spazio per sfuggire alla prossima supernova che presto o tardi risucchierá la terra con certezza matematica, rappresenta un chiaro obiettivo, una missione seria e motivante.
la mente mediamente allenata proporrebbe immediatamente a questo punto il seguente dubbio: SOPRAVVIVERE.... PER FARE COSA?
Una profonda analisi del problema giunge inevitabilmente ad una soluzione semplicistica, ma carica di un potere motivazionale enorme:
Noi abbiamo la missione di sopravvivere il piú lungo e nel miglior modo possibile, e di migliorare il posto in cui viviamo, attraverso le nostre azioni quotidiane allineate alle nostre capacitá, evitando il piú possibile di ferire gli altri durante il nostro percorso, ma nemmeno dimenticando che se non saremo astuti, altri, meno consapevoli, feriranno noi.
Occorre tenere presente che ancora non sappiamo cosa ci sia oltre la morte, pertanto la nostra lotta per la sopravvivenza rappresenta una chiara lotta contro l'incertezza. Una volta preso conoscenza del fatto che siamo nati in un mondo irto di incertezze, abbiamo l'obbligo di addattarci a ció, impegnandoci peró ad un costante e continuo miglioramento, atto infine a raggiungere un prolungamento della nostra vita e di quella dell'umanitá stessa.
"A che scopo?" ... é la domanda finale. PERCHÈ MIRARE ALL'IMMORTALITÀ SE NON SAPPIAMO NEMMENO PERCHÈ SIAMO QUI?
Perché la nostra missione é anche e soprattutto :
CONTINUARE IL VIAGGIO, PER FUGGIRE DAL NEGATIVO E MIGLIORARE L'ESISTENZA IN GENERALE.
I piloti militari nella seconda guerra mondiale si addestravano al volo alla cieca. Una volta accettato che la notte é buia, che i radar ancora non esistevano o perlomeno non funzionavano a dovere, l'unico modo per completare il volo era quello di essere in grado di accettare la missione di lanciarsi contro il buio incerto, tastandosi avanti alla buona e pilotando a vista quando possibile. Con un unico inequivocabile obiettivo:
SOPRAVVIVERE.