In tempi in cui l'italiano medio tende a criticare il proprio paese in maniera costante e spesso anche ingiusta, urge piú che mai rendersi conto del valore che lo stivale ha creato e diffuso nel mondo. Non ignorando i fasti dell'antica Roma, chiaramente, ma spostandosi nell'etá moderna.
Senza un preciso drappello di uomini del passato, precisamente tutti quanti italiani, il mondo cosí come lo conosciamo oggi non potrebbe esistere. Da Marconi a Volta passando per Meucci.. senza l'apporto di questi geni non avremmo un telefono e nemmeno una batteria.. cosa assai problematica per la quale di certo nessuno smartphone sarebbe stato inventato e le automobili (le ha inventate un italiano, prima di August Otto) partirebbero ancora a manovella.
Questo report ne elencherá sei delle tante (ricordiamo anche GLI OCCHIALI, IL PIANOFORTE, LA BANCA, L'AUTOSTRADA, L'ELICOTTERO, LA MOKA e piú ne ha piú ne metta) stupende e rivoluzionarie invenzioni che il nostro paese ha saputo regalare all'umanita.
1. LA PILA DI ALESSANDRO VOLTA


Alessandro Volta, bisogna premetterlo, non é solamente l'inventore della pila, bensí anche lo scopritore del gas metano, l'inventore della torcia elettrica e del condensatore. Soffermandoci qui sulla sua creazione piú nota, la batteria, eccone qui la genesi :
Nel 1792, interessandosi di elettricita animale, Volta riuscí a generare corrente elettrica imbevendo due metalli, zinco e rame, in un calice di vino riempito di salamoia. Scoprí successivamente che bagnando con la medesima salamoia dei dischetti di cartone ed inserendoli tra due dischi, rispettivamente di zinco e rame, questo congegno diveniva facilmente potenziabile, aumentando il numero di sovrapposizioni delle componenti, nonché facilmente trasportabile.
Nacque cosí la batteria che oggi rende possibile all'umanitá a spostarsi portando con se la corrente. Cellulari, computer, radio, automobili (soprattutto elettriche), orologi digitali e.... stazioni spaziali, nulla potrebbe funzionare senza la PILA VOLTAICA.
L'unità di misura della differenza di potenziale elettrico (il "volt") prende il nome da Alessandro Volta.
2. IL MOTORE A SCOPPIO DI BARSANTI E MATTEUCCI

Nikolaus August Otto é ufficialmente riconosciuto come l'inventore del motore a scoppio. Questo é solo parzialmente vero, visto che Eugenio Barsanti giá nel 1854, insieme all'ingegner Matteucci, fece brevettare il primo motore a scoppio. Il pistone sfruttava il recupero dei gas ed in questo modo il motore riusciva a generare molta piú potenza rispetto ad altri prototipi, e soprattutto a segnare la fine della macchina a vapore.
Senza questa invenzione italiana, pressoché nulla si muoverebbe sulle nostre strade, all'infuori di carrozze e pedoni.
3. IL MICROCHIP DI FEDERICO FAGGIN


Esatto. È stato proprio un italiano a sviluppare il processo per la costruzione del primo circuito integrato. Federico Faggin, nel 1967 sviluppó la tecnologia per la fabbricazione dei primi circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor). Successivamente venne assunto dalla INTEL per sviluppare e dirigere il progetto del primo microprocessore, il 4004 (inizialmente denominato MCS-4), contribuendo con idee fondamentali alla sua realizzazione.
É stato insignito della "National Medal of Technology and Innovation" concessa dal Presidente degli Stati Uniti d'America.
4. IL PERSONAL COMPUTER DI OLIVETTI (Pier Giorgio Perotto)


Fu il 1965, quando a New York venne presentato il PROGETTO 101 dell'italiana OLIVETTI, sviluppato dall'informatico italiano Pier giorgio Perotto. Si trattava del primo calcolatore PROGRAMMABILE da tavolo. Ebbe un enorme successo e nonostante il prezzo proibitivo di odierni 23.000 dollari, fu venduto in 44.000 esemplari, prinipalmente negli Stati Uniti.
Le istruzioni predeterminate erano quelle riguardanti:
- le quattro operazioni matematiche fondamentali (somma, sottrazione, moltiplicazione e divisione);
- la radice quadrata
- operazioni con i registri: azzeramento, spostamento di dati tra di essi, lettura dall'utente;
- definizioni di etichette di riga, salti condizionati e incondizionati;
- stampa del valore di un registro.
5. IL TELEFONO DI ANTONIO MEUCCI


Meucci scoprí la trasmissione della voce durante degli esperimenti di elettroterapia nel 1849. L'urlo del paziente veniva trasmesso dal cavo usato per la terapia. Egli stesso (in eterna disputa con l'altro pretendente di questo Brevetto, il famoso BELL, il quale brevettó il proprio telefono nel tardo 1871) racconta cosa avvenne quando si accorse del fenomeno:
"Avendo trascorso il trattato di magnetismo animale di Mesmer mi venne l’idea di applicare e farne esperimenti, applicando la elettricità per le persone malate per ordine di qualche amico dottore che teneva per vedere se era giusto quello che diceva detto Mesmer; e nel tempo che non aveva molto da fare mi dedicava pure a dar delle scosse a diverse persone che erano impiegate da me – negri – e qualche volta a mia consorte; nello stesso tempo avevo collocato dal mio laboratorio ad una terza stanza un conduttore elettrico e prodotta elettricità per una serie di batterie Bunsen che riteneva nel mio laboratorio. Un giorno si presentò una persona da me conosciuta che era malata di reumatismi alla testa. Allora lo collocai nella terza stanza, gli misi in mano i due conduttori che comunicavano alla batteria, che alla fine detti conduttori tenevano un utensile, isolato dal conduttore, di sughero, della forma che qui descrivo; di sopra al detto sughero una linguetta metallica saldata al conduttore di filo di rame isolato che passava nell’interiore di detto sughero e comunicava colla batteria. Nel mio laboratorio, dove io riteneva uno strumento equale a quello che lui teneva nella mano gli ordinai di mettersi la linguetta metallica nella bocca onde essendo in comunicazione con me del fluido elettrico, desiderava sapere ove era la sua malattia. Mi misi lo stesso utensile al mio orecchio. Al momento che la persona malata s’introdusse la linguetta alle labbra ricevette una scarica e diede un grido. Io ottenni nello stesso momento al mio udito un suono. Interruppi l’operazione e per prevenire il caso della scarica elettrica che aveva ricevuto la persona mi venne l’idea di rimediare a tal caso. Presi i due utensili, quello che teneva nella mano l’individuo e il mio, e li foderai con un cartoccio di cartone onde rendere isolata la linguetta dal contatto con la carne; ordinai all’individuo malato che ripetesse l’operazione fatta anteriormente, che non avesse alcun timore di essere più offeso dall’elettricità e che parlasse pure liberamente dentro al cartoccio. Lui lo fece immediatamente. Lui mise il suo cartoccio alla bocca e io misi il mio all’orecchio. Al momento che il suddetto individuo parlò ricevetti il suono della parola, non distinta, mormorio, suono inarticuolato. Feci ripetere differenti volte nella stessa giornata. Di poi riprovai in differenti giorni e ottenni lo stesso risultato. Da questo momento fu la mia immaginazione e riconobbi che avevo ottenuto la trasmissione della parola umana per mezzo di filo conduttore unito con diverse batterie per produrre l’elettricità, a cui diedi il nome immediatamente di “Telegrafo parlante”
6. LA RADIOTRASMISSIONE DI MARCONI


Nel 1895, precisamente l'8 dicembre, il primo segnale radio venne trasmesso e ricevuto da un dispositivo telegrafico, superando ostacoli naturali di vario genere. Marconi aveva inventato la trasmissione di onde radio. L'italiano ha, con questa invenzione rivoluzionato molti aspetti della nostra vita quotidiana. Pensiamo alla televisione. Non potrebbe funzionare senza Guglielmo Marconi. Parimenti la radio, il telegrafo, e non ultimi i telefoni cellulari.
Al momento dell'arrivo nel porto di New York dei superstiti del Titanic nel 1912, salvati intubbiamente grazie alla provvidenziale invenzione di questo eroe italiano, egli dichiaró:
«Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di essere salvata»