mercoledì 16 aprile 2014

ALFA ROMEO ALFETTA
UN MITO CHE NON CIRCOLA PIÙ



Nel 1972 vide la luce un automobile che andó a rappresentare piú di qualsiasi altro modello il design e la tecnologia italiana. Si tratta della mitica ALFETTA.

Nata come figlia dalle mitiche GIULIA e 2000 segnó profondamente il panorama automobilistico italiano degli anni settanta.  Era un automobile eccezionale, soprattutto il modello 1800, da 110 cavalli, riuniva in se tutte le qualitá necessarie per farla assurgere al podio di automobile perfetta.

I carabinieri, la polizia, ma anche privati e famiglie adottarono l'ALFETTA non solo come validissimo mezzo di trasporto, bensí come status symbol e soprattutto come espressione di stile.

I film poliziotteschi abbondavano di alfette, usate sia dalle "guardie" che dai "ladri".
Il mito prosegue ancora oggi nei ranghi delle forze dell'ordine, dove vengono tutt'ora chiamate "ALFETTA" le auto da pattuglia, anche se non sono piú Alfa Romeo, o come minimo delle 156 o 159..

A livello tecnico l'ALFETTA eccelleva per il fatto che montava il "ponte De Dion", nonché per l'intelligentissimo sistema antislittamento concepito come segue:

Essendo il mezzo a trazione posteriore subiva ovviamente il tipico scarto di coda in curva. Per ovviare a tale pericolo, l'Alfa Romeo ricorse ad un espediente unico e d'avanguardia. Data l'impossibilitá di sviluppare sistemi elettronici di antislittamento, le ruote posteriori, trainanti, vennero disposte in maniera tale, che essendo leggermente piú vicine, unite da un asse piú corto rispetto a quello anterionre, impedivano la perdita di controllo su neve, ghiaccio o semplicemente acqua. Il fatto di portare l'intero meccanismo di cambio al di sotto dei sedili posteriori appesantiva l'intero asse posteriore, ottimizzando in maniera sensibile la tenuta di strade in suddette condizioni del manto stradale.

La velocitá massima della 1800 superava i 180 km/h, giungendo anche ai 200 sforzando abilmente i pedali.

Per la cronaca, l'estetica del mezzo fu adattata ai tempi nel 1975, quando venne aggiunto uno scudetto piú largo. Tale "lifting" estetico diede alle ALFETTE prodotte da allora in poi il soprannome "NASONA", a causa del "NASO" ingrossato.

Esisteva anche un modello base, meno costoso, a soli due fari circolari. La 1600 prodotta sin dalla prima serie. Allestimenti meno completi e qualche semplificazione delle rifiniture ne contraddistinguevano la semplicitá forzata, oggi piuttosto ricercata tra i collezionisti.


Oggi questo mito rimane nella memoria di molti, ma quasi come per incanto l'ALFETTA é praticamente scomparsa dalle nostre strade. Sembra impossibile, ma nemmeno le aziende che producono modellini se ne ricordano piú. Eppure era una delle poche auto italiane esportate con successo negli U.S.A. (sotto il nome Alfa Romeo SPORT SEDAN)

Tra gli appassionati del marchio c'é tuttavia chi non si é dimenticato della vecchia signora e conserva gelosamente in garage ció che rimane di un automobile italiana tra le piú eccelse mai prodotte.

Il consiglio piú valido da dare a chi ancora ne possiede una, é quello di ristrutturarla e di darle una nuova vita, sia per il valore che certamente nei prossimi anni decollerá, sia per rendere onore ad uno di quei radiosi esempi di eccellenza che la nostra industria ed il nostro design hanno saputo regalare al mondo.